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In bicicletta sulle orme del Grande Belzoni

Si stanno ultimando i preparativi per la spedizione ciclistica “In Egitto con Belzoni, l’Indiana Jones di Padova” lungo il Nilo - dal Cairo ad Abu Simbel - sulle tracce del grande archeologo padovano dell’800.Dal 30 ottobre al 19 novembre sostenendo gli ideali dell’AIL, Associazione contro le Leucemie, sezione di Padova.Giovedì 22 ottobre, alle ore 11.30, la presentazione ufficiale al Caffé Pedrocchi di Padova.Eccoci qua, pronti alla partenza, scalpitanti ed eccitati come ad ogni vigilia. Anzi, questa volta – se possibile – ancor di più. Al solo pensiero di quello che ci aspetta - il sole incandescente, la sabbia, le piste del deserto, le oasi, le piramidi, il Nilo, i templi, le cateratte, le sfingi, le mummie, i sarcofagi – il cuore pompa adrenalina a più non posso. Sì, stiamo partendo per l’Egitto, per pedinare il fiume più lungo del mondo, risalendone la corrente dal Cairo fino ad Abu Simbel, cioè lungo tutto il tratto egiziano, proprio fino ai confini con il Sudan. Circa 1800 chilometri in tutto da percorrere rigorosamente sulla nostra fida bicicletta, compagna di vita e di avventure che ci schiuderà la porta d’accesso a questo mondo distante per farcelo gustare dall’alto della sella attraverso la splendida lente d’ingrandimento della lentezza. La nostra sarà una penetrazione del territorio attenta, rispettosa e meditata, una vera crociera di terra senza feluche o navi superaccessoriate, sempre con il Nilo al nostro fianco e con un grande obiettivo: ricalcare i passi del primo archeologo ed egittologo, il padovano Giovanbattista Belzoni, osservare con i nostri occhi ciò che ha visto, scovato, scavato, in quei primissimi anni dell’800 in cui si era scatenata una vera e guerra ad accaparrarsi i reperti archeologici di quella civiltà all’epoca ancora pressoché sconosciuta.Chissà che, usando un mezzo lento come i suoi asini, i suoi cammelli, le sue feluche, non riusciamo a capire maggiormente questo straordinario personaggio, sicuramente un irregolare della scienza, una persona eclettica, non certo un accademico, uno che - prima di maneggiare oggetti antichi, dirigere scavi, avere intuizioni geniali ed effettuare scoperte importantissime - ha fatto di tutto, perfino il saltimbanco, l’uomo delle forze, col nome di Sansone Patagonico, nei teatri di periferia e nei circhi del Regno Unito. Forse è per questo che ci attrae.E noi transiteremo lentamente, in una sorta di laico pellegrinaggio, attraverso tutti i principali luoghi belzoniani ove sono avvenute le sue più celebri scoperte, dall’isola di Philae all’oasi di Al Fayum, dalla piramide di Chefren (fu lui a individuarne l’ingresso e ad entrare per primo, strisciando attraverso un foro prodotto) alla grande tomba di Seti I nella Valle dei Re a Luxor (una delle più belle ed importanti, portata alla luce da lui il 16 ottobre 1817 nota ancor oggi come Tomba Belzoni), dal tempio di Abu Simbel (da lui disseppellito dalla sabbia) a Deir el-Bahari, il luogo dove trovò e trasportò fino al Nilo – per poi spedirlo a Londra al British Museum – l’enorme busto di Ramesse II. Ma la chicca del nostro viaggio sarà raggiungere, dopo una impegnativa deviazione di 380 chilometri nel deserto fino alla costa meridionale del Mar Rosso, le rovine della città di Berenice (Trogloditica), da lui scoperta nel 1818.Con i nostri occhi vedremo le sue stesse albe, i suoi tramonti, respireremo quel clima di eccitazione dato dalla fatica impastata con la visione del sublime, tra sfingi, polvere, sabbia e templi colossali, ci sembrerà forse di sentire ancora l’eco degli spari che i suoi nemici – ne aveva parecchi il Belzoni, proprio per i suoi modi decisi e poco convenzionali – gli hanno rivolto, le frustate schioccate contro di lui, i numerosi attentati.Un uomo di oltre due metri, con turbante, barba lunga fino al petto, occhi infiammati: e chi poteva resistergli? Non certo noi, che anzi abbiamo la presunzione di voler strappare quel velo di oblio che ancora lo avvolge e - dopo aver indagato quella terra che lui stesso rese famosa in tutto il mondo – vogliamo omaggiarlo con una serie di iniziative da studiare con l’Amministrazione locale (mostre, conferenze, un libro etc...). È per questo motivo che ad affiancare noi sette ciclisti veneti - Alessandro Bizzotto, Alberto Fiorin, Aldo Maroso, Giuseppe Pavan, Giovanni Rebellato, Romeo Rubin e Antonio Toniolo – ci saranno altri sette accompagnatori (Franca Lovisetto, Armenio Vettore – Presidente AIL -, Donato De Silvestri, Pierluigi Fornasier, Giancarlo Murer, Ugo Silvello, Aladino Tognon) che, ognuno con le proprie competenze (organizzatrice della spedizione, fotografo, cineoperatore, disegnatore, storico etc.), documenteranno questa avventura.Ma un ulteriore importante aspetto di questa spedizione, oltre quello sportivo e quello culturale - ed è proprio questo che ci rende più orgogliosi - è legato alla solidarietà e al volontariato: il nostro viaggio è la settima edizione delle spedizioni ciclistiche denominate “I mille colori della Vita”, organizzate da Franca Lovisetto per l’AIL Associazione Italiana contro le Leucemie e Linfomi e Mieloma di Padova per far conoscere anche fuori dall’Italia il messaggio e l’operato dell’associazione (che sostiene la cura dei bambini leucemici ricoverati presso il reparto oncoematologico pediatrico di Padova, la ricerca, l’acquisto di medicinali non convenzionati, offre aiuto alle famiglie in difficoltà e borse di studio).Sicuramente il momento più alto di tutto il nostro viaggio avverrà il 1 novembre, alla vigilia della partenza in bici da Il Cairo, con il gemellaggio tra l’AIL di Padova e il Children’s Cancer Hospital Egypt 57357, che ufficializzerà un programma comune di collaborazione per la cura di bambini affetti da patologie tumorali gravi presso l’ospedale di Padova, la formazione e la specializzazione di infermieri, l’interscambio di medici, scambi culturali e di associazionismo e l’organizzazione di eventi per la raccolta fondi per sostenere le due realtà ospedaliere. Alla cerimonia ufficiale prenderanno parte il primario del reparto di encoematologia di Padova prof. Modesto Carli e i rappresentanti dell’ospedale cairota e della Fondazione Children’s Cancer Hospital 57357, la cui presidentessa è la first lady Suzanne Mubarak.

Come si vede è un intreccio di sport, cultura e solidarietà quello che dipaneremo lungo il corso del Nilo nei primi venti giorni di novembre, attraverso 11 tappe e 1800 chilometri circa. Chi volesse seguirne gli sviluppi può farlo su questo sito www.belzonionbike.it, in cui verrà pubblicato quotidianamente il diario di viaggio con le foto più interessanti. Fateci sentire la vostra vicinanza e commentate la nostra avventura: avremo bisogno del vostro entusiasmo!

 

[Scritto da Alberto Fiorin]

 

VERSIONE IN LINGUA ARABA images/Documenti/belzoni arabic.pdf